Ipogeo Chiesa Sacro Cuore di Gesù, Taranto - 14 gennaio 2022
Nell’ottobre del 2013 il nostro club organizzò presso la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù di via Dante Alighieri, un incontro culturale avente come tema l’ipogeo ubicato al di sotto della navata dell’edificio sacro. Tale sito archeologico è costituito da un tempietto preellenico, la cui datazione è ipotizzabile tra la fine del III sec a.C. e gli inizi del II sec a.C., successivamente riadattato a vari usi, rinvenuto nel 1971, in seguito ad un intervento della Soprintendenza Archeologica della Puglia, durante gli scavi eseguiti in occasione della costruzione dell’attuale chiesa.
Tale iniziativa del nostro club ebbe rilievo sulla stampa locale dell’epoca e, in particolare, un articolo ancora presente su Internet ha recentemente destato l’attenzione del responsabile di una società di produzione video giapponese, la Documentary Japan, Inc., che sta producendo per la rete televisiva pubblica giapponese, la Japan Broadcasting Corporation, un programma televisivo culturale avente come tema la via Appia Antica e, in generale, la storia e la cultura italiana. L’interessamento verso il suddetto sito è sostanzialmente legato al fatto che la costruzione di tale ipogeo è praticamente coeva alla realizzazione della via Appia, strada che, come noto, nel suo tragitto da Roma a Brindisi passa per Taranto.
Il produttore della precitata società giapponese ha pertanto pensato di rivolgersi al nostro club affinchè collaborasse alla realizzazione di alcune riprese all’interno di tale ipogeo. Perciò, dopo aver preso contatti con il parroco della chiesa, il nostro presidente, coadiuvato dal vicepresidente, sabato 14 gennaio u.s. ha accompagnato la troupe giapponese all’interno del sito archeologico.
Il documentario sarà intitolato “Roma Kaido” (kaido è il nome di una antica strada giapponese) e sarà trasmesso in Giappone nella prossima primavera. La finalità del programma è quella di presentare la ricca e straordinaria storia e cultura dell’Italia al pubblico giapponese attraverso un percorso trekking lungo la Via Appia. Il protagonista del programma sarà un viaggiatore giapponese amante dell'Italia che percorrerà la Via Appia, sia a piedi che in autobus, esplorando lungo il percorso da Roma a Brindisi panorami poco conosciuti ed antiche vestigia. In tale programma Taranto, con l’ipogeo e con alcuni scorci del Borgo Antico e del museo MArTA, avrà un suo spazio.
Devo osservare con un certo sconforto come a distanza di 10 anni da quando il nostro club organizzò un evento culturale finalizzato a far conoscere una vestigia di fatto ignota alla maggior parte dei tarantini, lo stato dei luoghi sia decisamente deteriorato. Mentre in quella occasione fu infatti possibile visitare il sito, attualmente l’ipogeo è senza alimentazione elettrica in quanto l’impianto è in corto circuito per la insorgenza di acqua sorgiva, acqua che ha invaso il piano di calpestio del sito rendendolo impraticabile, per cui può essere osservato solo dalla struttura sovrastante.
Andando sul sito web della parrocchia si apprende che, a parte alcuni lavori di pulitura eseguiti dalla Soprintendenza negli ormai lontanissimi anni ’80 del secolo scorso, i parroci succedutisi hanno più volte tentato di accedere a finanziamenti pubblici, nell’intento di valorizzare il sito, ma con esito negativo.
Quanto accade per l’ipogeo in questione rappresenta una delle tantissime contraddizioni di questa nostra città che dalla propria storia potrebbe, o meglio dovrebbe, trovare grandi opportunità per un nuovo futuro sviluppo economico e che invece spesso trascura o, peggio, ignora del tutto.
PILLOLE DI STORIA: TARANTO E LA VIA APPIA
La Via Appia prese il nome dal suo ideatore il censore Appio Claudio detto il Cieco, grande sostenitore dell’espansione del dominio romano nelle regioni meridionali della penisola. La sua realizzazione fu intrapresa nel 312 a.C. in un momento cruciale della storia di Roma, nel pieno della seconda guerra sannitica, che aveva visto i Romani subire l’onta delle forche caudine.
Egli concepì inizialmente il progetto di collegare, con un percorso veloce, Roma con Capua (Santa Maria Capua Vetere), al fine di consentire rapidi spostamenti di truppe armate proprio nel cuore dei territori popolati dalle genti di lingua osca. Man mano che le popolazioni locali venivano sottomesse proseguiva il prolungamento della via Appia.
Quando ormai la resistenza e la compattezza delle genti sannitiche era definitivamente debellata, nel 268 a.C., fu dedotta una colonia latina a Malventum, che mutò il suo nome in Beneventum (l’attuale Benevento) dopo la vittoria romana su Pirro. Era, infatti, ormai maturo il disegno di prolungare la strada fino a Taranto, la gloriosa colonia greca sottomessa qualche anno prima, nel 272 a.C., con l’obiettivo di giungere poi fino a Brindisi, testa di ponte verso l’Oriente.
Ideata, dunque, per scopi militari, la via segna e accompagna l’affermazione del potere di Roma gradualmente fino alle estreme regioni meridionali.
La via Appia rappresenta in concreto con il suo lungo tragitto il consolidamento e la realizzazione di un grande sogno che man mano aveva preso corpo, ovvero la conquista della penisola balcanica e dell’Asia Minore.
La via Appia aveva un tracciato rettilineo e agevole, con caratteristiche poi divenute fondamentali per tutta la rete stradale romana. Una larghezza media di circa 4,10 metri, misura che permetteva un’agevole circolazione nei due sensi, e per lunghi tratti, in prossimità dei principali centri abitati, era cinta da larghi marciapiedi laterali.
Lungo il suo percorso la via Appia, la “regina viarum”, come la definì il poeta romano Papinio Stazio, si trovano molteplici testimonianze infrastrutturali, archeologiche ed architettoniche che rappresentano un patrimonio culturale di eccezionale importanza, motivo per cui è stata candidata per diventare un sito Unesco.
La firma del protocollo d’intesa è avvenuta il 10 gennaio u.s. alle Terme di Diocleziano. Si tratta di un ampio percorso di valorizzazione, che contempla anche il progetto del ministero per far emergere e rendere percorribile il tracciato della via Appia, esteso per 600 km attraverso quattro regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 11 province (Avellino, Latina, Roma, Benevento, Caserta, Matera, Potenza, Bari, Brindisi, Foggia, e Taranto) e 87 comuni, coinvolgendo anche quindici Parchi, venticinque università e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
Rinaldo Melucci, nella doppia veste di sindaco e presidente della provincia di Taranto, ha sottoscritto il protocollo d’intesa che formalizza la comune volontà dei territori attraversati dalla “regina viarum” a ottenere questo riconoscimento.
Pino Barbera
Comments