Taranto, la città isola posta a cavallo del Mar Grande e del Mar Piccolo, al centro del suo splendido golfo che abbraccia le coste a Sud d’Italia, già capitale dell’antica Magna Grecia, di cui conserva le vestigia artistiche in uno dei più bei musei archeologici esistenti, è stata la degna protagonista della Conferenza Presidenziale 2018 del Rotary International sulla salute materna-infantile e la pace.
Base storica della Marina Militare italiana, la sua scelta è derivata dal suo costituire, da sempre -da quando ad attraversarlo erano le navi fenice greche o romane- una testa di ponte in quel Mediterraneo, crocevia di civiltà e di culture, oggi diventato pure luogo di disperazione e di morte per i tanti migranti che affidano alle sue onde il sogno di una vita migliore, fuggendo da guerre persecuzioni e miseria.
“Oggi il Mediterraneo è diventato un cimitero”: così Papa Francesco rievocando l’emergenza epocale dei rifugiati. Qualcuno nei lavori della Conferenza ha ricordato come quello che gli antichi Romani chiamavano il “mare nostrum” sia oggi diventato il “mare monstrum”. La testimonianza straordinaria e terribile del medico eroe di Lampedusa, Pietro Bartolo, che forse, come un vero pugno nello stomaco e nella coscienza pigra di ciascuno di noi, ha costituito, dal punto di vista emotivo, il momento più alto e intenso dei lavori della Conferenza, è valsa più di mille parole e di mille dati statistici.
Di questo dramma immane, che vede in primo piano proprio madri e bambini, Taranto è uno dei simboli. Qui viene ospitato uno dei maggiori hotspot, dove i profughi che ce la fanno a toccare le nostre coste vengono raccolti e assistiti. Qui la città, la sua gente e le sue Istituzioni sono quotidianamente interpellate e invitate alla presa in carica di un problema, che è anche europeo e mondiale.
Ma Taranto non è solo il Mediterraneo delle migrazioni. La città jonica è segno di contraddizione anche per il suo ospitare da decenni, a pochi chilometri da suo centro e nel bel mezzo delle sue straordinarie bellezze paesaggistiche, proprio lì dove il poeta Orazio cantava le “dolci acque” del fiume Galeso, “caro alle pecore avvolte nelle pelli, e gli ubertosi campi che un dì furono di Falanto lo Spartano”, la più grande acciaieria a caldo d’Europa: un mostro responsabile di quel disastro ambientale, che oggi affida a Taranto poco invidiabili record di mortalità per tumori, anche infantili. Parliamo dell'”altra” Taranto, quella che torna puntualmente a riproporre “lo scontro tra il diritto al lavoro e il diritto alla salute”, come ha ricordato il Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, nel suo messaggio alla Conferenza.
Anche per quest’ultima considerazione, il Rotary non poteva scegliere luogo più idoneo per un impegno di pace attraverso la difesa della salute materna e infantile.
Dobbiamo però dire che tra Taranto e il Rotary è stato subito amore a prima vista. Così alla straordinaria mobilitazione organizzativa, che ha impegnato in contemporanea tanti “luoghi” e sedi della città, insieme alle strutture ricettive, è corrisposta la mobilitazione della stessa città, attraverso le sue Autorità civili religiose e militari al massimo livello, le sue Istituzioni e la cortesia accogliente della sua gente.
Sbarcato a Taranto il 27 aprile, il Presidente internazionale Ian Riseley ha avuto modo di essere subito ricevuto, insieme al board director elect Francesco Arezzo e al Governatore del Distretto 2120, Gianni Lanzilotti, presso il Palazzo di Città, dove è stato accolto con estrema cordialità dal sindaco Rinaldo Melucci. Non si è trattato di un gesto meramente formale, tant’è che, subito dopo, il Presidente Riseley è stato invitato ad accompagnarsi al sindaco presso il quartiere Tamburi, il più colpito dai mali dovuti alla vicinanza dell’acciaieria, per inaugurare, tra via Machiavelli e via Lisippo, la “foresta urbana” dove, come dono alla città dei Rotary Clubs della provincia jonica (Taranto, Taranto Magna Grecia, Grottaglie, Manduria, Martina Franca, Massafra e Riva dei Tessali), sono stati messi a dimora 250 lecci: il nucleo iniziale di una più vasta area boschiva che si estenderà per 5 ettari a ridosso della zona industriale, con effetti di fitodepurazione ambientale e di risanamento del terreno attraverso l’assorbimento di metalli pesanti in esso contenuti. Era da quindici anni che si parlava della “foresta urbana” al quartiere Tamburi: un sogno diventato oggi realtà anche grazie alla spinta dei rotariani.
Qui Riseley, emulando un gesto già caro a Paul Harris, in maniche di camicia ha personalmente piantumato un albero sotto lo sguardo compiaciuto del sindaco Melucci. Con quel gesto pratico e antico, ma carico di significati simbolici, si può dire che tutto il Rotary abbia assunto su di sé, in senso di reciproco riconoscimento, le problematiche della città, assicurando alla Conferenza il valore di un radicamento non occasionale che va al di là dei giorni del suo svolgimento. In quel momento Taranto è diventata davvero la città della Conferenza.
Del resto, il tono di estrema cordialità con cui la mattina dopo il sindaco Melucci, dal palco del Teatro Orfeo, saluterà Riseley avrà il suono di un parlarsi fra vecchi amici. Inevitabile l’invito a tornare a Taranto.
Angelo Di Summa
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